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FABIO MODICA

ESSERE, NON ESSERE, DIVENIRE

Mobirise

Fabio Modica - Essere, non Essere, Divenire

Tecnica Mista su Tela | cm 200x200 | 2017

Essere, non Essere, Divenire | Simona Agata Giuffrida 


Occhi profondi, irresistibili, che fissano lo spettatore; una trama pittorica densa e discontinua; una sorprendente variabilitá cromatica; arcane incisioni che fuoriescono da ruvide campiture; spatolate vibranti e mosaicizzate; e, come sempre, uno stato di coscienza epifanico evocato da uno sguardo combattuto.
"Essere, non essere e divenire" offre non soltanto un saggio degli elementi distintivi della ritrattistica di Fabio Modica, ma ne rivela anche i puntelli filosofici.
Il titolo rimanda chiaramente ai concetti di flusso universale e unitá dei contrari di Eraclito.
L'agóne irrisolto fra figurativo e astratto é da tempo considerato fra le cifre caratterizzanti dello stile pittorico di Modica. La pratica del figurativo-nell'astratto e dell'astratto-nel figurativo è un elemento cruciale per capire in che misura l'artista abbia assorbito la lezione del filosofo greco.
Come si nota in questa particolare opera, la mancanza di un equilibrio stilistico è chiaramente da intendersi in termini eraclitei. Il "realismo" del soggetto è potenziato dal suo opposto: vale a dire, più il volto appare frammentario, più esso si avvicina alla sua compiutezza. La decostruzione della superficie pittorica serve pertanto a rendere più intensa l'immagine che il soggetto ha di sé, il cui significato si arricchisce quanto più il figurativo cede all'astratto e l'agóne arriva al suo climax. Le rappresentazioni della "veritá" scaturiscono non tanto dal superamento del conflitto quanto dalla simultanea coesistenza di coppie oppositive - essere vs non essere, costanza vs variabilitá, eterno vs transitorio, vita vs morte, luce vs oscuritá. Compenetrandosi gli uni negli altri in modi sempre diversi e in un rapporto di dipendenza reciproca, questi opposti originano e sostanziano il logos del soggetto ritratto. Parafrasando Eraclito, l'essenza delle cose esiste e resta immutata proprio perchè non cessa di mutare, costruendo in tal modo quel carattere unico e durevole che ogni essere umano possiede.

Come si traduce tutto questo nell'opera di Modica?

Alla stregua di un vulcano in eruzione, il nucleo del ritratto appare fluido e magmatico, mentre le sue sovrastrutture si fanno e si disfanno, evocando il conflitto tra essere e non essere e una molteplicità nell'unità. Ciascuno dei volti ritratti, sebbene apparentemente fusi in uno, è dunque un fotogramma statico dell'essere in "divenire". Dal momento che l'arte puramente figurativa aderisce, per sua natura, a tali fotogrammi, prendere le distanze dalla rappresentazione è per Modica essenziale affinché queste "istantanee" dell'essere siano ricusate come mendaci e parziali.
La forza centripeta ed aggregante del logos, lungi dall'essere negata, sembra prendere forma nei frammenti di un misterioso linguaggio comune disseminati nella tela come a voler creare una griglia sottostante. Queste iscrizioni paiono alludere ad un codice universale latore di veritá universali, per quanto oscure ed inarrivabili.
All'estremitá opposta del concetto eracliteo di lotta si staglia il divenire ciclico e centrifugo della "materia" umana, la cui variabilitá si manifesta nella trama terrosa e disomogenea della pittura di Modica. I colori mutevoli e i pattern multipli dell'incarnato fanno da eco a sentimenti consci ed inconsci che si ha l'impressione di veder scorrere sulla tela attraverso il tempo e lo spazio.
"Essere, non essere e divenire" è l'unica opera della serie ad esibire una prevalenza e varietà di toni caldi, essendo il fuoco la fonte di tutte le cose e l'elemento piú puro, secondo Eraclito.
Stati d'animo conflittuali promanano nell'opera da uno sguardo ambivalente. Emerge con chiarezza un occhio sinistro di gran lunga meno definito, volutamente immerso nell'oscurità e appena accennato; ed un occhio destro piú accuratamente delineato, che l'artista ha avvolto nella luce e connotato di sfumature positive. L'opposizione vita/morte e la sua natura ciclica si evidenziano inoltre in un'altra peculiaritá: uno scheletro che irrompe dalla nuda materia alla stessa stregua del volto vivente, simboleggiando un ciclo senza fine in cui presente, passato e futuro si sovrappongono e, nelle parole di Eraclito: "noi siamo, e non siamo" (Frammento 49a, Guthrie 1962, 490). Per ricordarci che nasciamo e moriamo ogni istante. 

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