"Il colore demiurgo" | Simona Agata Giuffrida
Classicista del XXI secolo, come ama definirsi, eternamente diviso fra astrazione e rappresentazione, convinto assertore di un paradigma pittorico che restituisca l’energia primordiale dell’uomo attraverso il suo doppio nell’arte. Ecco un primo identikit dell’artista Fabio Modica, con “Il Colore Demiurgo”, una raccolta miscellanea di opere che, senza farsi mai astratte, pongono in essere il trionfo della materia sulla forma - del colore sull’idea - colore che si appropria di ogni facoltà demiurgica per riplasmare il mondo dell’artista con rinnovato vigore e potente autenticità. Il colore è il ‘semi-dio’ che regna sul pensiero dell’artista prima che esso si faccia segno riconoscibile sulla tela. Elude il concetto per inseguire uno stato emotivo e fagocitarlo; travalica la narratività del racconto, i confini delle parole, le maglie del figurativo e della memoria, per celebrare se stesso e le cose nella loro essenza materica e spirituale. L’artista segue i gesti e gli accenti del colore come un orchestrante il suo direttore e, con mani da demiurgo e da chirurgo, estrae energia vitale e vibrante dai suoi soggetti eletti - volti, corpi, elementi della natura, paesaggi urbani – che vengono così guariti dal cancro della banalità e della spersonalizzazione, per rifulgere di una luce individualizzante ed insieme universale, ordinaria ed insieme mitica. L'artista, come sempre, si specchia nel demiurgo, ma qui il suo doppio è fatto di puro colore, materia che plasma la materia, elemento scardinante di una rappresentazione in cui il figurativo è solo un mezzo espressivo, mai un fine.
Eseguite con strati multipli di pittura acrilica e una combinazione di spesse e ruvide campiture di colore, le opere rivelano energici e vitali tratti di spatola che avvolgono i soggetti con una luminosa pellicola mosaicizzante, particolarmente evidente nelle “Nature" . Rappresentazione ed astrazione si fondono armonicamente attraverso una palette drammatica e ricca di contrasti cromatici, accentuati e valorizzati da sfondi neutri. Le opere più recenti sono ritratti a distanza molto ravvicinata, correlativo oggettivo di uno stato d'animo o di un ricordo, come suggerisce la sensibilità con cui il colore cattura l'emozione. La forza emotiva dei soggetti si concentra soprattutto sullo sguardo – improvviso, intimo, vero – lo sguardo di chi è solo, sospeso nel tempo, di chi non sa di essere osservato e lascia cadere le sue difese, di chi sembra fissare lo spettatore ma in realtà fissa i suoi demoni interiori, le sue insicurezze, le sue fragilità, uomo o divinità che sia. Come ha scritto qualcuno, Fabio Modica è “un alchimista del matrimonio tra i colori”. Il suo sguardo “perfora le persone ed i paesaggi come un laser, per scoprirne ogni minima debolezza. Egli mette a nudo i suoi modelli, senza svestirli, e ce ne consegna una visione soprannaturale e potenziata.”
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